mercoledì 11 maggio 2011

Gli animali per il cinema e gli animali attori





Gli animali per il cinema e gli animali attori
di Claudio Mangini
(animal trainer per il cinema)

Quante volte vediamo sul grande e piccolo schermo gli animali in veste di protagonisti nei film, spot, fiction o nei videoclip musicali?
Quanto lavoro c'è dietro a questa particolare disciplina?
Tanto; almeno per quanto mi riguarda.
Come molti miei colleghi, uso la relazione – la quotidianità - per insegnare agli animali a recitare, e questo metodo dovrebbe già essere una garanzia per gli amici animalisti che mi domandano quanto ci sia di vero nelle cosiddette “torture sul set” su cui spesso i media di tutto il mondo fanno luce.
Così come accade nei vari centri cinofili, la realtà dell'addestramento animali è variegata e divisa in “vecchia” e “nuova” scuola.
Da una parte sussistono professionisti che hanno una grande dimestichezza con la coercizione, figlia di un inossidabile e scandaloso passato, mentre dall'altra ci sono i cosiddetti “gentilisti”, educatori che usano il rinforzo positivo (normalmente bocconcini o premi) per insegnare gli esercizi all'animale.
Tra le due cose, però, esiste un mondo che si sta ampliando: quello che si basa e si sviluppa attraverso la relazione uomo-animale, chiamata anche – un po' impropriamente – “zooantropologia applicata”.
In Italia esistono al momento solo scuole che offrono moduli formativi teorici, di grande spessore e livello, ma non pratici.

La vicenda dell'elefantessa Rosie, “addestrata” con scariche elettriche e sofferenze sul set del film “Come l'acqua per gli elefanti” ha fatto molto scalpore, ma vorrei precisare che l'episodio – il quale non rappresenta certo la regola - è stato pesantemente condannato dai colleghi animal trainer di tutto il mondo.
Nei Paesi europei la legislazione in merito è molto severa. In Italia, per fare un esempio, le produzioni e gli animal trainer hanno l'obbligo di far presenziare un veterinario sul set che garantisca il benessere degli animali, mentre l'animal trainer stesso è responsabile civilmente e penalmente di fronte alla Legge nel caso in cui venisse accertato un maltrattamento psicologico e/o fisico.

Come in tutti gli ambiti, i professionisti di questa particolare disciplina si distinguono in “improvvisati” e “capaci” e sono fermamente convinto che non si possa generalizzare.
Ritengo pertanto che la frase dell'Animal Defenders International “Se amate gli animali non andate mai a vedere i film in cui compaiono animali ammaestrati” non renda giustizia all'intera categoria, ma che si possa tuttalpiù ascrivere al solo caso specifico.

I miei animali – o quelli di terzi che conduco sul set – giocano con me; e tra i loro giochi c'è anche l'interpretazione. Non hanno mai visto l'ammaestramento o la crudele coercizione, né la vedranno mai, proprio per l'enorme differenza che c'è - alla base - tra il professionista di questo settore e l'improvvisato.